Ascoltando le sirene

Letturacandita.blogspot.it. Carla. 17/12/2013.

Pagina originale

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

 

ASCOLTANDO LE SIRENE
 Il mare chiuso, Alessio Di Simone, Alessandro Di Sorbo
Verbavolant, 2013
ILLUSTRATI
“Un giorno la maestra Maria ci fece uscire fuori; una balena, un cucciolo, aveva perso il suo branco e si era arenata sulla spiaggia.
Uscimmo, la maestra e i bambini, e sulla spiaggia eravamo noi bambini, la maestra e questo grande cetaceo spiaggiato tra il nero e il grigio.”
A quel bambino non mancava il mare, perché le finestre della scuola affacciavano sulla spiaggia. E proprio quel giorno, guardando dalla finestra della classe, aveva visto la balena morente sulla sabbia perché troppo lontana dall’acqua.
Ma quella stessa balena di lì a poco fu messa in salvo da un gruppo di uomini con la muta. Con gran fatica, erano riusciti a spingere il suo corpo enorme nuovamente in acqua. Il cucciolo si era perso dietro il canto delle sirene e così non aveva più sentito la sommessa voce delle balene adulte e aveva perso la rotta, finendo disorientato sulla spiaggia, davanti a quella scuola.
Rimesso in mare, però, il cucciolo non riesce comunque a ritrovare i suoi simili e dopo pochi giorni si arena di nuovo su un’altra spiaggia. Questa volta, complice la debolezza, il balenottero non ce la fa a riprendere il largo.
Ora è in un museo e adesso a quel bambino, nel frattempo diventato grande, il mare manca un po’.
Una storia fatta di mare, di cuccioli, di lontananze e di nostalgie, di mari chiusi e di mari aperti. Una storia che tristemente racconta di un naufragio e che ha un epilogo malinconico più verosimile del suo ipotetico contrario lieto.
Quel mare che sembrava aperto e sconfinato agli occhi di un bambino si rivela un mare chiuso che imprigiona, che cattura, che imbottiglia. In un mare popolato da pesci caramella e gusci di noce che navigano traballanti, il balenottero trova la sua prigione: lui che era nato per essere libero finisce per essere catturato dalla sabbia. Allo stesso modo il bambino che al mare era abituato, perché era il suo orizzonte consueto vivendoci davanti, ora, da grande, ne avverte la nostalgia, come se lo considerasse attraverso la lontananza del ricordo.
Ma alla fine il mare si riapre e una grande pinna si inabissa. Quella balena che era chiusa in bottiglia ora nuota libera. Ed è questo che rimane negli occhi.
Il balenottero disegnato, come se fosse un incisione rupestre nel suo biancore su una distesa di sabbia, è prigioniero delle quattro bandelle che si richiudono intorno al libro e ne formano una sorta di contenitore/copertina. Il libro medesimo non è un libro, ma un unico foglio di stampa, 70×100, ripiegato per quattro volte su sé stesso, e con un testo che lo attraversa e cha ad arte obbliga il lettore ad aprirlo e ancora ad aprirlo per cinque volte, fino al paginone finale, un vero e proprio poster in cui si impenna la pinna caudale di un cetaceo, fatta di cielo e di mare.
Libri da parati, così si chiama la collana che Verbavolant sta pubblicando. Libri che hanno poco la forma del libro, che ti ‘crescono’ tra le mani e che alla fine ti viene voglia di farli diventare quadri o poster da parete.
Una bella sfida, progettare un libro su un unico foglio senza i consueti tagli del sedicesimo. Una bella sfida riuscire a seguire anche con le parole e la loro scansione questo insolito ritmo.
Obiettivo raggiunto per Alessandro di Sorbo, ingegnere informatico creativo prestato al mondo dell’illustrazione e della grafica (dal fumetto, alla copertina, per arrivare al libro poster senza mai essere prevedibile) e per Alessio Di Simone, ingegnere informatico creativo prestato alla scrittura poetica. Già insieme per un libro dell’anno passato, Il mostro nell’armadio, gli ingegneri in questione sono legati prima di tutto da una solida amicizia, che anche ne Il mare chiuso emerge nella profonda sintonia tra testo e immagini, ma anche da una affinità di intenti: quella di sperimentare sempre nuovi linguaggi comunicativi.
E dunque: lunga vita agli ingegneri informatici che non fanno solo gli informatici!
Carla

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